domenica 13 gennaio 2013

Il libro nero dello sciamano: il Copendium di Julian Cope



Il Copendium, l'ultima fatica di Julian Cope, arriva al lettore in una veste formidabile: una mastodontica bibbia pagana rilegata in finta pelle di serpente nera, con 700 pagine gialline, sottili, scritte su due colonne. Un Black Book che chiama a raccolta i cercatori e li invita a raggiungere il folto della foresta per adorare il grande albero rovesciato e contorto del rock & roll: una creatura vivente, piena di ramificazioni schizofeniche, in cui le foglie e le radici si scambiano di posto e proliferano; una tentacolare Cosa lovecraftiana che si espande fino a spezzare il guscio dell'uovo terrestre (e il sottotitolo è An Expedition into the Rock 'n' Roll Underwerld).
Nella narrazione del Druido Julian, che scrive con uno stile visionario a metà tra uno sballato che vive sotto una quercia, un dotto studioso di archeologia e un saggio zoroastriano con deliri di grandezza, si disegnano i contorni di un mondo che non è quello che conosciamo. Un mondo in cui orde di fanatici casinisti elettrici come gli Electric Eels o i Chrome rappresentano davvero l'avvio di un possibile sviluppo alternativo della musica, i riff stoogesiani e le pulsazioni elettromeccaniche di Can e Neu! si sfarinano in una colata di riff ur-punkeggianti, mentre i ronzii di contrabbasso e viola degli svedesi Pärson Sound scalzano i Velvet dal trono dei raga cosmico-iniziatici. Un mondo dove trovano spazio i Sunburned Hand of The Man: un gruppo di fanatici di psichedelia cosmico-ritualistica da taverna che suonano come se avessero deciso di creare un culto basato sull'esecuzione compulsiva di jam session stellari.

Sunburned Hand of The Man
La spedizione a bordo dell'astronave Copendium ci fa viaggiare dagli anni cinquanta alla metà degli anni zero, perché Julian è uno che sa sintonizzarsi anche sui grandi eccentrici della nostra era e l'angelo infuocato della musica visionaria svolazza avanti e indietro lungo il continuum spazio-temporale.
Scorrendo le pagine del Copendium ci si imbatte in momenti di pura poesia, come nel pezzo dedicato a Nico; si inciampa in intuizioni assolutamente folgoranti, come quella sulla difficile coesistenza di due sciamani nei Van Halen; spuntano omaggi a mostri sacri come James Brown e il  Miles Davis elettrico. E ci sono anche due incursioni italiche con il primo Battiato e Le Stelle di Mario Schifano, la risposta romana alla factory di Andy Warhol.
Ma non ha senso parlarne troppo: il Copendium (che nasce dalle recensioni mensili apparse sul suo sito Head Heritage) è un libro da leggere e assaporare poco a poco, da recitare ad alta voce per far apparire qualche creatura lunare o da buttar giù come un beverone psicotropo trovato in una caverna nel deserto. A volte, come accadeva con i viaggiatori medievali, le descrizioni di quello che Cope ha visto e udito nel corso della sua spedizione sono più belle ancora della musica stessa, altre volte incontriamo rivalutazioni quasi incredibili (il cabaret comico delirante di Lord Buckley) o assemblaggi da scienziato pazzo (una compilation personalissima dei Blue Öyster Cult).

Julian Cope ci conduce e ci guida in un labirinto dal centro risonante, un bestiario di creature strane e affascinanti in cui il prog fantascientifico dei Magma incontra il rock & soul testosteronico dei Grand Funk Railroad; i riff ribassati dei Melvins sfociano nelle percussioni kraut e nei tessuti da trance sonora della Vibracathedral Orchestra; il sibilante big bang elettronico degli Haare impatta sul drone & western sepolcrale dei Crow Tongue; le melodie da ballata freakadelica dei Cold Sun o l'assalto sussultorio di basso distorto e drum machine di Thrones si innestano sullo sferragliante punk da garagisti del Midwest dei New Lou Reeds o sugli occultismi metallici di Jex Toth, Ramesses e Orthodox. E tra rock danese, riscoperte glam, trionfi di Detroit e incontri in pub irlandesi, con un contorno di metallari maledetti e musicisti inghiottiti dal maelstrom del rock, questo testo sacro suggerisce la creazione una nuova scienza iniziatica fondata sull'evocazione di suoni transdimensionali.
Per chi vuole effettivamente sentire, oltre che leggere, c'è anche la compilation su triplice cd, per edificare monolitici templi in onore del druido Cope e di queste straordinarie allucinazioni condivise. E allora, siccome l'autentica musica visionaria continua a rinascere dalle ceneri del proprio tempo, alla prossima persona che ci chiederà "Cosa ascolti di nuovo?" potremmo rispondere con aria soddisfatta "Monoshock, VON LMO e Comets on fire!". E quest'estate, al mare, sfoggiare la nostra copia del Copendium, il libro nero del Rock 'n' Roll. E scruteremo l'orizzonte, in attesa che un drakkar venuto dal grande nord – annunciato dal battito della grande pulsazione cosmica – sbarchi sulle spiagge dell'Adriatico.



Julian Cope, Copendium
Faber and Faber, London 2012
736 pp.

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