Al
termine della tre giorni di devastanti live dei Wolf Eyes al
Codalunga, ho chiesto ha Mike Connelly (chitarrista rumoroso,
sperimentatore elettronico e autentico vulcano di idee, oltre che con
i Wolf Eyes, con progetti come Hair Police, Birth Refusal e Failing
lights) se aveva voglia di fare un'intervista a distanza per questo
blog. Qualche giro di mail ed ecco cosa il gentilissimo Mike mi ha
risposto.
(ps
l'intervista risale ormai a qualche mese fa e i dischi di cui parla
Mike sono già usciti)
Allora Mike, tutto bene con il passaggio italiano? Sei soddisfatto? E come sono andate le tre serate da headliner al Codalunga?
-
Si, è stato fantastico. Per noi era una sfida fare tre
serate con tre set differenti, dato che immaginavamo di trovarci a
suonare più o meno allo stesso pubblico ogni sera. Sono stato
contento del risultato di tutta la settimana, soprattutto dei set
solisti alla Codalunga gallery.
Quando
ascolto i Wolf Eyes trovo che sia difficile dire se la vostra musica
sia un buco nero sonoro connesso a uno stato d'animo del tutto
depressivo e distruttivo o se sia l'alba di una nuova era di puro
amore raggiunto attraverso il rumore assoluto. Una specie di tempesta
cosmica fuori di testa in cui ci si può perdere e provare sensazioni
postiive. È davvero una delle poche esperienze musicali che mi danno
una specie di vibrazione hippie. Cosa ne pensi, devo rivolgermi a uno
strizzacervelli o c'è qualcosa di vero in quello che mi capita?
-
No, penso che sia una reazione normale. Con questo tipo di musica, si
possono suscitare sensazioni di tutti i tipi, anche quelli meno ovvi.
Anche nel mio caso posso dire che "lo stato d'animo distruttivo"
mi riempie di piacere. Anche se nella musica si può cogliere qualche
elemento di tipo depressivo, penso che sia un modo per attraversare la depressione e uscirne indenne. Non credo che sia niente di strano nel
provare gioia o felicità con qualcosa di oscuro e distruttivo. Io,
ad esempio, ho sentito una scossa di puro e assoluto divertimento nel
corso del set degli Inquisition
Vedendo
dal vivo i WE mi ha colpito una cosa che dai dischi non è facile da
cogliere: la forte natura rituale delle vostre performance. È come
trovarsi nell'occhio del ciclone. I confini tra la pace e la furia
sfumano in una continua alternanza tra silenzio, droni cupi, ronzii
da sciame, urla, riff neri e profondi, e così via. Sul palco
voi tre avete una grande focalizzazione. Un controllo stupefacente
delle dinamiche interne del rumore. La vostra musica è quasi
matematica, in un certo senso. L'idea di un caos controllato pronto a
portare la mente in luoghi strani, pieni di presenze ostili e forme
fluttuanti. Fino a che punto dal vivo le cose sono pianificate e fino
a che punto lasciate semplicemente che il caos si scateni?
-
Per i set in Italia l'improvvisazione era davvero ridotta al minimo.
I concerti erano controllati e pianificati... ma sempre fino a un
certo punto. Anche nelle nostre canzoni c'è spazio per fare quello
che più ci piace. Ci sono delle strutture che seguiamo in modo più
stretto ... Nel mio caso può trattarsi di una linea di chitarra o di
un riff... Per Nate, i testi... quindi le cose sono davvero tenute
sotto controllo. D'altro canto, l'anno scorso abbiamo fatto quasi
solo concerti in cui c'erano pochissime cose pianificate e abbiamo
suonato in modo molto più libero di quanto avessimo mai fatto prima.
Dipende semplicemente dal setting, da qual'è la zona nella quale ci
troviamo, tutto qui.
Ascoltando
gli Hair Police, si può cogliere qualcosa di inconfondibile. Sono
più punkeggianti dei Wolf Eyes, una strana combinazione tra noise e
free rock. Quasi come se Captain Beefheart incontrasse i Voivod in un
paesaggio del Midwest. Elettronica deragliata, campane, un furioso
drumming tribale, il basso che si muove sotto. È uno strano
matrimonio tra gli spiriti liberi e fluidi del metal e l'urlo lontano
di una specie di zombie psichedelico senza anima. È diverso suonare
la chitarra con i Wolf Eyes e suonare il basso con gli Hair Police?
-
Wow, grande descrizione! É davvero molto diverso suonare nell'una e
nell'altra band. A un certo punto ho suonato con entrambe sia la
chitarra che il basso. Ora suono solo la chitarra. Per me, comunque,
si tratta sempre di corde. Uso le corde che mi servono per arrivare a
destinazione, nel luogo verso cui sto andando. In questo periodo sono
sei corde, di quelle più sottili. La differenza principale per me è
che negli Hair Police seguo la parte vocale. Si tratta di una
faccenda molto diversa, un approccio differente. Anche i testi, i
titoli, ecc. Trevor e io di solito lavoriamo sui titoli... per il
nuovo disco tutti i testi sono miei. È molto diverso creare il tuo
mondo ed è l'unica delle mie band in cui questa forma di creazione
la raggiungo attraverso i testi. Sono a un punto in cui mi trovo
tranquillo con l'idea di scrivere dei testi e magari a un certo punto
potrebbero passare anche a un altro progetto.
Quando
sarà pronto il nuovo disco degli Hair Police? Sarà diverso da
Certainty of Swarms?
-
In realtà è già pronto. Sto finendo l'artwork e poi andremo a
stamparlo. Uscirà per Gods of Tundra. Si intitola Mercurial
Rites. È sempre diverso, ma penso che si tratti di un passaggio
naturale. Siamo molto contenti del risultato. Dal punto di vista dei
testi, è il mio disco preferito... e penso anche che siamo riusciti
a registrare la batteria di Trevor meglio di quanto sia avvenuto nei
dischi precedenti.
Gods
of Tundra è la tua tape label: bel nome, dove l'hai pescato?
-
Il nome Gods of Tundra suonava bene, semplicemente. Non faccio uscire
solo cassette, ma anche parecchi LP. In questo momento stiamo
mettendo assieme un LP a una facciata dei Birth Refusal, che si
intitola Current Period of Extinction. Birth Refusal è
il progetto che portiamo avanti assieme io e Olson. Gli LP sono
pronti, rimane solo da dipingere e mettere assieme le copertine.
Dovrebbe essere fuori nel giro di qualche settimana.
Puoi
dirmi qualcosa sul tuo progetto solista Faling Lights? Non ho visto
il tuo set a Vittorio Veneto, ma ho sentito dire che è molto diverso
da quello che fai con i Wolf Eyes o gli Hair Police
-
Non direi che è davvero così diverso. La gente mi dice che è più
tranquillo... Non lo so. Fa tutto parte del mio universo... certe
volte elementi provenienti da tutte e tre le band entrano in
collisione. C'è un nuovo LP di Failing Lights che sta per uscire per
Dekorder. Si intitola Dawn
Undefeated,
sarà fuori molto presto.
I
Wolf Eyes sono noti anche per essere "I noisers che hanno fatto
due dischi con la Sub Pop". Penso che i WE siano il gruppo più
rumoroso ad essere diventato mainstream (indie mainstream,
ovviamente). Ho anche scoperto che "The Driller" è stata
usata in un episodio di The Office. Com'è stata l'esperienza con la
Sub Pop? Cosa vuol dire per te essere in una delle band faro nella
scena musicale estrema?
-
La Sub Pop è stata assolutamente cool con noi ed è stato splendido
lavorare con loro. Penso che aver fatto due dischi con loro sia stato
perfetto. Si, "The Driller" su The Office, è stato davvero
divertente! Ti dirò che non me ne frega un cazzo di essere i più
rumorosi. È una cosa che non ci è mai interessata... I nostri
amplificatori non sono poi così grandi! Le persone ci percepiscono
così e reagiscono così a causa dei suoni che produciamo. Sono molto
più difficili da maneggiare dei suoni che vengono prodotti dalla
maggior parte delle band che suonano a volume alto. E poi, nessuno
può battere i Manowar in questo campo, e allora, fanculo, perché
provarci?!
Ultima
domanda: Wolf Eyes, Hair Police e Gods of Tundra hanno in comune
un'attitudine decisamente dark e orrorifica, dai nomi
delle canzoni fino ad arrivare alla cover art. Intendo dire, titoli
come "Lake of Roaches", "Stabbed in the Face" o
"Certainty of Swarms" sarebbero perfetti per un qualche
slasher perduto degli anni ottanta o per la videocassetta semi
cancellata di un film gore-apocalittico. Da dove prendete
l'ispirazione per i titoli delle canzoni e il concept visivo dei
vostri lavori?
- Non
c'è dubbio che personalmente la faccenda dello "slasher perduto
anni ottanta" e della "cassetta semicancellata di un film
gore-apocalittico" sia per me uno dei punti di partenza
fondamentali. Il mio primo progetto solista si chiamava Zombi... e
continuo ad avere Cannibal Holocaust in una versione
bootleg giapponese in vhs e non ho nemmeno mai visto una versione
rimasterizzata. Penso che in questo periodo l'ispirazione mi venga
soprattutto da libri come Delitto e Castigo e film
come Woman in the Dunes. Ma davvero, per me le cose si
mescolano a tutti i livelli. Non distinguo le cose "alte"
da quelle "basse". Tutto opera sullo stesso piano, nel mio
caso. Sleepaway Camp=Rashomon=Sleepaway Camp.