domenica 26 giugno 2011

A VOLTE RITORNANO

Davvero spassosa e un po' inquietante è la cronologia di movimenti verso il passato che ha caratterizzato gli anni zero e che apre Retromania: reunion, dischi risuonati, rievocazioni, tour nostalgia, edizioni alternative o superdeluxe di classici, aperture di archivi, musical, biopic, ripubblicazioni integrali di discografie con un sacco di bonus, recuperi di classici mancati. Non sfugge nessuno: Beatles, Dylan, Police, Joy Division, Pixies, Sonic Youth, My Bloody Valentine. Da  Brian Wilson a Paul Young, dai Mötley Crüe a Van Morrison, dagli Stooges a Nick Cave, non manca nessuno. Tutte o quasi operazioni di enorme successo commerciale. Cosa succede quando ad essere recuperato riattivato ripreso risuonato è un disco che ha fatto epoca?  L'effetto è anche in questo caso abbastanza spaesante: un'opera che è a suo modo diventata un punto di riferimento, che quindi – riconosciuta o meno – è stata capace di aprire un nuovo campo di possibilità nel territorio musicale, proiettandosi verso il futuro, ora viene congelata nella dimensione del classico. Si vedano tra gli altri i Sonic Youth che risuonano integralmente Daydream Nation o i Public Enemy che riservano lo stesso trattamento a It Takes a Nation of Million to Hold Us Back così come fanno più di recente i Primal Scream con Screamadelica.

sabato 25 giugno 2011

NOSTALGIA DEL PRESENTE

Iniziando a leggere il libro di Simon Reynolds, il primo punto che mi rimane in mente è il rapporto della cultura pop con il presente. Pop è stato a lungo sinonimo di relazione stretta, anche superficiale, con il qui e ora. Addirittura, in senso dispregiativo, il pop si consuma nell'effimero, nella totale adesione con l'istante che passa e che quindi, appena passato, manda fuori moda tutto quello che era legato ad esso. L'effetto "retro" nasce invece dall'idea che il presente sia svuotato e privo di senso e che solo nel passato, in un passato che non si è magari mai vissuto direttamente, si possa trovare una dimensione di esperienza autentica. Insomma, il movimento è quello da un presente che è, ma non viene reputato interessante, a un presente che è stato (quindi è passato) e in cui era possibile avere una totale immersione con il qui e ora. Ci si distacca dall'ora per entrare in risonanza con un tempo in cui il "be here now" veniva vissuto fino in fondo. Nostalgia per epoche in cui tutto era vero, autentico, possibile.

lunedì 20 giugno 2011

DISCORSO BREVE SUL MESSIA


Qualcosa, mi pare, che ha un po' a che fare con l'orizzonte messianico. Rituali per anticipare e rendere possibile l'arrivo del messia. Benjamin, dico cose ovvie.

image source

sabato 18 giugno 2011

PICCOLI PARADOSSI TEMPORALI


L'articolo di Reynolds su The Wire è un sequel a Retromania. Ma è uscito prima che uscisse Retromania.

Reynolds parla dell'esperienza della fandom, dell'essere fan, del tribalismo che si collega al senso di appartenenenza. E proprio in questi giorni aspetto Retromania, giocando a fare il fan di una volta, dopo aver fatto una delle cose meno razionali possibili: libro preordinato su Amazon. Cosa senza nessun senso specifico, modo di essere appassionato vecchio stile. Anche il fatto di lavorare sull'anticipazione del desiderio. Non vedo l'ora che il libro arrivi.

Ma allo stesso tempo, non mi sono comportato fino in fondo come un fan old style. Avrei potuto attendere settembre, l'edizione italiana ISBN, ma ho voluto comunque accorciare il tempo di attesa, ho cercato l'annullamento del desiderio.

Ultima cosa, ho scritto queste righe prima di aver ricevuto il libro, ma le pubblico dopo averlo ricevuto.

Operazione comunque web-centrica: raddoppiare una lettura con i commenti in tempo reale, operazione gratuita, priva di un senso specifico.

E comunque, il libro è arrivato.

martedì 14 giugno 2011

PASSIVO E ATTIVO


Interessante il tema del rapporto tra passività e attività. La formulazione più chiara del tema l'ha data, parlando di cinema, Serge Daney, nei suoi diari. L'esperienza del cinema per lui era connessa alla sala buia, alla passività al dover rimanere fermi e zitti. La contrapponeva al vedere qualcosa alla televisione, in piena luce, magari facendo altro, magari qualcosa di registrato, che posso fermare, riavvolgere, far ripartire all'infinito. Quello che abbiamo perso è il senso di essere passivi, di dover attendere che qualcun altro faccia qualcosa, una cosa a partire dalla quale noi, a nostra volta, possiamofare qualcos altro, agire di conseguenza. Si potrebbe dire, forse semplificando, che l'attività ha senso solo su uno sfondo di passività. Siamo attivi nel rapporto con l'oggetto del desiderio solo se siamo in parte sospesi al suo non essere ancora presente, al fatto che non dipende da noi che sia presente, e proprio perché non dipende da noi moltiplichiamo i gesti per anticipare a presenza, per influenzare le cose.

image ©  Hiroshi Sugimoto, Union City (1993)

domenica 12 giugno 2011

COSE CHE HO NEL CELLULARE

Ancora sull'idea di archivio e di proliferazione delle informazioni sul web.
Quante volte ci troviamo in una pagina web o arriviamo a downloadare qualcosa senza ricordarci nemmeno da cosa siamo partiti? Oppure, altra esperienza tipica, quella di archiviare o tenere traccia di qualcosa per un possibile uso futuro. Computer pieni di documenti mai letti. Nel mio cellulare ho i testi di un convegno sullo speculative realism, una versione in inglese di Mille Plateaux di D&G, alcuni free mixtape, qualche decina di dischi scaricati, alcuni legalmente, altri no. Ma realisticamente andrò mai ad ascoltare tutto quello che ho nel cellulare? E a rileggere Mille Plateaux, (In Inglese!, in caratteri micro!)? E soprattutto, dove lo farò? In treno, in aereo, prenderò un brandello di informazioni, ascolterò un frammento di compilation, scoprirò qualcosa che non avevo letto e non avevo scoperto prima? In mezzo a quali altri meccanismi di scambio di informazioni? Ascolterò un pezzo di pop hypnagocica della Not Not Fun in mezzo all'avviso di spegnere i cellulari all'interno di un volo verso Roma o verso Genova?

venerdì 10 giugno 2011

NANI NIBELUNGICI


Su quello che ho scritto nel post precedente, in fondo anche Mozart era musica ascoltata facendo altro, a corte. Diverso forse Wagner, il sogno dell'opera d'arte totale, in questo disperatamente moderno, quindi sorpassato, perché la modernità è l'epoca in cui i sorpassi sono ancora possibili. Eppure il web è opera d'arte totale, compresenza di suoni immagini e parole, ma spogliata di senso del rito. Non si va più a Bayreuth, non avrebbe senso. Ma poi Arbasino, nell'81 parlando di Walt Disney: "Dove abita mai l'autore del Ring? A Bayreuth, oggi, oppure  fra Mammolo e Pisolo che scavano diamanti cantando nella foresta primaria "hey-ho, Hey-ho"?.  I "nani nibelungici".

image: Der Ring Des Nibelungen di Richard Wagner, Arthur Rackham, 1910

mercoledì 8 giugno 2011

ASPETTANDO RETROMANIA 2: MUZAK E ARCHIVIO


Nessuna nostalgia, però, solo considerazioni su come la musica viene repurposed, riorientata in termini di uso. La musica digitalizzata, scambiata, condivisa, messa in rete, si presenta sempre più come una sorta di esperienza di background in un mondo di utenti multitasking. Anche Wagner, o Arvo Pärt o Robert Wyatt o Lady Gaga o Jay Z o The Streets o i Kyuss o i Can o gli Arcade Fire sono musica di sottofondo, surrogati di musica, muzak, o meglio ancora, surrogati di muzak, in un movimento di ritorno. Cose che si ascoltano facendo altro. Gli hard-disc dei computer come immensi archivi in cui puoi trovare di tutto e in cui ciascuno va a conservare quantità di musica che non riuscirà mai ad ascoltare nemmeno se consacrasse l'intera vita all'esperienza di ascolto. Il tema della pulsione, del movimento compulsivo. Bloggare, twittare, scaricare, condividere, accumulare come atti non connessi a un desiderio specifico, ma consegnati alla meccanicità della pulsione, in una dimensione decisamente ossessiva. Reynolds, che prende queste considerazioni da un altro autore, non è così negativo, considera comunque il meccanismo di accesso alla musica digitale connesso alla spinta del desiderio. Certo è che in rete ci si sposta spesso per movimenti laterali, si parte magari dal desiderio, ad esempio la ricerca di qualcosa che avremmo sempre voluto ascoltare e che ora possiamo trovare facilmente, per poi passare in modo compulsivo da un link all'altro, guidati da un'immagine, da un tema, da un interesse.

leggi "Aspettando Retromania"

DUE CONCEZIONI DEL TEMPO


Ancora sull'articolo di Reynolds.

Il tempo digitale è orizzontale, compresente, complanare, immanente. Combinazione di "istantaneità e stasi". Tempo "laterale, ricorsivo, spongiforme, pieno di wormholes". Tunnel temporali, accessi e connessioni inattese, rizomatico, direi.

image © CygX1

ASPETTANDO RETROMANIA: SU UN ARTICOLO DI S.R.


Qualche considerazione sull'articolo di Simon Reynolds "Excess all areas", uscito sul numero di Wire di giugno (sorta di sequel del suo nuovo libro, Retromania, appena uscito in Inghilterra e che sto aspettando). Come sempre stimolante, lontano da banalità, in alcuni passaggi illuminante. Il tema è quello, ormai fin troppo discusso, della trasformazione generata dalla digitalizzazione della musica. Cosa succede della musica, quando è ridotta a bit? Reynolds parla, in modo anche vagamente ironico, dalla soglia di una nuova era, identificandosi con gli abitanti del vecchio mondo, quello della cultura analogica, ma cercando di guardare avanti, di scrutare il continente appena scoperto, o meglio, il continente scoperto ormai da almeno una quindicina di anni, che rimane però ancora in buon parte inesplorato.

Alcuni paragoni interessanti: rivoluzione digitale come replica della rivoluzione industriale. Ci sono ovviamente i pro e i contro di entrambe, ma la caratteristica che le accomuna è la loro capacità di introdurre una sorta di catastrofe nel modo di rapportarsi e di percepire il mondo (ad esempio distruzione dell'ambiente e diverso rapporto col tempo introdotto dalla rivoluzione industriale, ma anche merci a prezzo più basso). Poi, c'è la questione della temporalità. Il tempo della cultura analogica è un tempo fatto di attese, anticipazioni, rinvii, ritardi, e poi di eventi (l'evento è qualcosa di atteso, avviene sempre dopo, viene preparato). Attendere l'uscita di un nuovo disco, sapere che c'è e non poterlo ancora acquistare, dovere fare una scelta in termini di priorità di acquisto, desiderare un disco raro o non più in commercio. Assaporare l'opera guardando prima la copertina. Desiderare qualcosa dopo averne letto una recensione. Doversi spostare fisicamente per andare a cercare il disco introvabile nella propria città. Sono esperienze che chi ha meno di venticinque anni probabilmente considera remote come l'idea di essere emozionati per poter mangiare il dolce solo a natale o comunque in certi giorni speciali, esperienza che già la generazione dei baby boomers non conosceva più.

image ©  Viktor Timofeev